La nuova visione dell’assegno divorzile
Rivoluzionario è il contenuto della Sentenza emessa dalla Corte di Cassazione, prima sezione civile, n. 16190/2017, che ha respinto il ricorso di una donna che si era vista ridurre l’assegno di mantenimento dalla Corte d’Appello.
I giudici a quo, dopo aver ricostruito i principi su cui si fonda l’attribuzione del mantenimento del coniuge nel giudizio di separazione, hanno ritenuto, viste le condizioni economiche modeste della moglie, che alla stessa spettasse il mantenimento ma, stante la progressiva diminuzione delle possibilità economiche dell’ex, ne hanno ridotto l’importo.
Secondo la Corte di Cassazione,
non conta più il tenore di vita preesistente goduto durante il matrimonio ma la situazione patrimoniale dei coniugi appare essere un indice valutativo per determinare il mantenimento.
Con una svolta epocale, la Corte ancora il diritto al mantenimento nel divorzio, al presupposto della non autosufficienza economica del coniuge più debole, ritenendo non più attuale, nell’ambito dei mutamenti economico-sociali, il riferimento alla continuazione del tenore di vita goduto durante il matrimonio.
Fino ad ora, secondo la giurisprudenza costante, il parametro al quale rapportare il giudizio di adeguatezza dei mezzi economici del richiedente l’assegno, era il tenore di vita analogo a quello avuto durante il matrimonio, ma a distanza di quasi ventisette anni, questo elemento non è più ritenuto attuale.
Da oggi un nuovo parametro per il giudizio d’inadeguatezza dei redditi o di impossibilità oggettiva di procurarseli, quello dell’indipendenza economica del richiedente.
Il giudice, di conseguenza, in presenza della domanda di mantenimento, dovrà uniformarsi al “principio di autoresponsabilità” economica di ciascuno degli ex coniugi, riferendosi soltanto all’indipendenza o autosufficienza economica.
Ultimamente, la Corte d’Appello di Milano ha accolto l’istanza di Berlusconi, stabilendo che ” Veronica Lario non ha diritto all’assegno di divorzio di 1,4 mln al mese e dovrà restituire circa 60 milioni di euro”.
I Giudici hanno applicato anche al caso Berlusconi-Lario il principio alla base della sentenza “Grilli-Lowenstein” sulla sostituzione del principio della autosufficienza economica a quello del tenore di vita alla base del riconoscimento del diritto all’assegno di divorzio in capo all’ex moglie.